IN EXTREMIS
 
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SIPARIO APPENDICE POSTFAZIONE ANTEPRIMA
Aprile 1968
Lo so, amore mio, lo sappiamo che l’ultimo grande amore non ama i primi amori, non importa quanto siano morti, sepolti e distanti. Ma devo davvero avventurarmi tra i fantasmi, due dita di polvere e le ragnatele di una oscura cantina per riportarli in vita, per volver a los diecisiete, dopo che più di mezzo secolo li ha scoloriti nella memoria.
La mia schiena contro un muretto, sorpresi dalla passante che ci redarguisce con fermezza, perché una ragazza più alta, più esperta, già donna, non dovrebbe chiudere in trappola, con le braccia e le mani ben salde sulla parete, un esile ragazzino dal quale la dividono in realtà solo un paio di mesi. Troppo facile è stato aprire le danze con Olivia e Leonard sullo schermo. Troppo naturale passare insieme tutte le sere nel parco che chiudeva i suoi cancelli molto tardi in estate. Una campanella avvertiva i ritardatari, sdraiati sulle panchine o sull'erba morbida e fitta. Lo stesso immenso parco del castello di Benrath a Dusseldorf nel quale il nostro accompagnatore ci aveva urlato poche ore prima:“Bitte nicht Arm in Arm gehen!”. Per favore, non tenetevi sottobraccio. Una delle pagine migliori del nostro breve incontro, anche se non migliorò di una virgola il nostro tedesco. Gli ultimi bagliori d’inspiegabile felicità, prima di cadere nell'inganno di un'affinità elettiva, nelle esaltazioni, nelle delusioni, nelle incomprensioni, nei tradimenti, nei rancori, nel dolore di una storia senza sbocchi, chiusa e riaperta con testardaggine innumerevoli volte, lungo tutto l'arco dei miei vent’anni. Se c'è stato del buono, è che sbagliando si impara. (Se del buono c’è stato, è che ci siamo amati tanto).
Quelle rare volte nelle quali mi trovo a rimuginare errori, rimpianti e rimorsi, torna un momento di piena serenità, tornano i miei diciassette anni. La radio ad alta fedeltà nella camera del Mandeville Hotel, nel bel mezzo di Marylebone, passa ‘All you need is love’. La notte londinese è già fonda, ottimista ed edonista, mentre dall’alto tengo d'occhio l’attico di un palazzo non lontano e la coppia che allegra pesca vernice da grandi barattoli, stende pennellate multicolori sulle pareti di un abbaino in legno, dove vivranno felici e contenti, come se fosse ogni giorno la vigilia di Natale.