Sono passati oltre vent’anni,
ma nessun media rinuncia a riproporre le immagini, a tenere vivo
il ricordo degli attentati e delle vittime al World Trade Center.
Nessuno ricorda più il sequestro di Settembre Nero durante
le Olimpiadi di Monaco 1972. Il blitz finale del 5 settembre,
le teste di cuoio in aeroporto, il tragico bilancio di undici
atleti israeliani, cinque palestinesi e un poliziotto morti. E
venendo a noi, cosa dice alla quasi totalità dell’ultime
generazioni la data dell’8 settembre del 1943, una delle
più significative della storia del loro paese? “Dov’era
lei l’11 settembre 2001?” Tutti sembrano invece ricordare
perfettamente il momento nel quale appresero la notizia. In un
documentario di quel giorno, il presidente Bush è in visita
a una scuola, elogia sorridente i progressi degli alunni che leggono
insieme ad alta voce le scritte su una lavagna, fino a quando
qualcuno entra, dice qualcosa all’orecchio e lui cambia
espressione e non sa ancora che un secondo aereo andrà
a schiantarsi sulla seconda Torre. L’ottimo Tyler Brûlé,
ex reporter di guerra, gravemente ferito in Afghanistan, ha in
seguito lanciato due mensili nuovi e interessanti come Wallpaper
e Monocle. Su quest’ultimo viene stilata ogni anno una classifica
dei paesi relativa al loro soft power, basato sulle caratteristiche
uniche che li rendono popolari e amati, importanti nel panorama
mondiale. Di anno in anno, troviamo gli Stati Uniti nella parte
alta della classifica. There is no way like the american way.
Se ci fosse nelle pagine a seguire una classifica dell’hard
power, il successo americano sarebbe molto probabile. Invasioni,
sanzioni, violazioni dei diritti, umiliazione dei vinti…
Ora decido di perdere uno per uno i miei venticinque lettori,
a cominciare dalla nuora newyorkese, proseguendo in direzione
ostinata e contraria. Perché ho letto che uno dei figli
di Osama, Omar bin Laden, è un pittore e attraverso l’arte
combatte la sindrome da stress post traumatico, il disturbo bipolare,
un’infanzia con un padre che testava sugli animali domestici
l’efficacia dei gas velenosi. Non sono io, ma un critico
d’arte, a proclamare quel padre il più significativo
video artista della storia. Vedo da queste finestre uno spazio
di cielo, di mare e di costa, linee diventate familiari. Vent’anni
fa, passava da qui la rotta tracciata per gli aerei alleati diretti
a Belgrado, Europa. Solo bombardamenti, per settantadue giorni.
Magari perché i serbi “almeno a sentire chi se ne
intende di queste cose, sono sul terreno (sul terreno, non in
una guerra di droni) i migliori combattenti del mondo?”.
Una stilla di veleno nella coda. |