IN EXTREMIS
 
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Giugno 1966 Febbraio 1971    
SIPARIO APPENDICE POSTFAZIONE ANTEPRIMA
Giugno 1966
Inodore. Insapore. Incolore. Tornano alla mente gli attributi dell’acqua, un giorno lontano
così giudiziosamente mandati a memoria. E dipingono sul viso un sorriso, mentre
osserviamo l’artista che in solitudine, nella pace di un giorno feriale, dall’alto della
scogliera, mescola i colori per il suo acquerello, corre frettoloso con il pennello da un
panetto all’altro di blu per fissare il cangiare delle onde di un mare increspato, punteggiato
di vele. Buon vento. Stiamo risalendo la collina alle spalle di un borgo della riviera ligure
allora ancora ridente, le sue quattro torri rosse svettano nel cielo.
C’è mia sorella con me. Di tanto in tanto, ci allontaniamo di qualche passo dalla coppia
degli zii, attirati da nuovi grappoli di uva matura, acini minuscoli, sfumature dal verde al
giallo dorato, al rosa. Dolce e tiepido, il succo cola tra le dita. Attenti a non esagerare, ci
mettono in guardia, siamo solo a metà della collina. È uno dei pomeriggi più perfetti che
ricordi, il sole che guarda dall’alto, una cornucopia colma di ogni ben di Dio a portata di
mano, un assaggio di paradiso terrestre. Solo dopo il tramonto prendiamo la strada di casa.
Dalla porta aperta della camera, sento lo zio al telefono, capisco di cosa sta parlando
sottovoce. Dice che mio padre non avrà che pochi giorni di vita e quindi è il caso che si
anticipi il rientro. L’ho visto prima di partire, sfinito e sofferente, io ancora convinto che
guarirà, che le preghiere della mamma al Dio che atterra e suscita, che affanna e che
consola, faranno il miracolo. Siamo stati portati in camera uno alla volta. Doveva essere
importante quello che mi ha detto, le ultime parole al primogenito, ma non le ricordo, forse
non ci sono state. Ne parlo con mia sorella al telefono, decenni dopo. È convinta di essere
rimasta in città, in quei giorni. Insisto, le do qualche appiglio in più per ricordare. Il dolore
ha cancellato tutto, un colpo di spugna anche su questa infinitesimale parentesi. Mi sento in
colpa per non aver sofferto tanto quanto lei.