Anche chi parla da un nido accogliente, l’indirizzo centralissimo,
il design scandinavo pulito, i tessuti e i complementi a dare
calore e colore, in un palazzo storico e, da qualche parte in
Italia, il castello di una casata nobiliare secolare.
Anche chi scrive libri per l'infanzia, romanzi, biografie, un'autrice
prolifica, una mamma amorevole, milanese ad honorem. Tout se
tient.
Anche chi ha avuto tanto, anche troppo, generazione dopo generazione
e in fondo davvero non importa - che differenza fa ? - se prende
posto all'estrema sinistra o all’altro lato della platea.
Perdono.
Sono spettatore di una lectio magistralis dove sei protagonista,
ti metti a nudo con disarmante coraggio. Ti ascolto mentre ricordi
la tormentata formazione dei tuoi amati scrittori del novecento,
Pavese, Fenoglio, Iréne Némirovsky, Alba de Cespedes,
il talento, la guerra, le scelte, le prove della vita. Mentre
ribadisci con orgoglio le tue radici sessantottine e femministe.
Per due volte ti lasci sfuggire un “lotta di classe”
così fuori dal tempo da sembrare detto a sproposito.
Cambiare l'editoria, cambiare tutto.
Non sapevo che il tumore fosse già in uno stadio molto
avanzato al tempo di questo video, il viso scarno, la perduta
luminosa cascata bionda fresca allegra. Negazione. Rabbia. Patteggiamento.
Depressione. Accettazione. Inspirazione. Espirazione. Il segnale
d'allarme rosso continua a lampeggiare. E per due volte ripeti
il comandamento indispensabile a vivere, fino all’ultimo
affamati e impazienti.